dProvincia-29-luglio


Il precedente scandaloso della Popolare Crema: poteva Maestroni non conoscerlo? Il suo braccio destro è Cesare Pasquali, destituito nelle mene oscure della operazione


Neppure un esitazione nel Consiglio della Popolare Cremona presieduto da Gosi e composto da pesonaggi propedeutici all'operazione. Eppure tutto cominciò con la Banca Popolare di Crema, la prima preda della Lodi. Un assalto non alla luce del sole, ma quasi clandestino, falsato da giri di azioni all'estero, in Svizzera - come da tempo denunciava il raider Preatoni e soprattutto Giovanni Cerea e come ha ridadito Cesare Pasquali, per 16 anni presidente a Crema, vice presidente della “Libera”, attule braccio destro di Mastroni che quindi è diventa prsidente della Popolare Cremona venduta senza ignorare il precedente cremasco- ed ora spiegato per bene nell'ordinaza d'arresto di Giampiero Fiorani dal Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Milano, Clementina Forleo.
Un capitolo dell'ordinanza è proprio dedicato all'Operazione Banca Popolare di Crema”.
Così scrive il Gip Forleo.
“Oltre alla scalata all'Antonveneta, è risultato che i principali protagonisti della vicenda incriminata ed in particolare il Fiorani, avessero poste analoghe condotte in ordine alla acquisizione da parte di Bpl, della Banca Popolare di Crema. In ordine a tale operazione, emergeva infatti che Beccaria Giampiero, amministratore delegato della Riboldi-Necchi srI ed anch'egli “uomo di fiducia” del Fiorani (ndr. Beccaria, già sottosegretario all'industria nel primo governo Berlusconi ed ora imputato anche della bancarotta Necchi, finanziata dalla Lodi), aveva svolto il ruolo di prestanome della Bpl, occultando l'operatività di quest'ultima in ordine a conti svizzeri (accesi presso la Bdl di Lugano, la Ses di Lugano e la Ubs di Londra), dei quali era beneficiano e procuratore, tutti intestati a società off-shore, garantiti dafinanziamenti della stessa Bpled utilizzati per appostare titoli della Banca Popolare di Crema, e ciò a seguito di una prima acquisizione di detti titoli che erano stati intestati alla fiduciaria elvetica Summa in base ad un contratto stipulato nel 1996 tra la stessa Summa ed il Fiorani, che formalmente agiva quale direttore generale della Banca Mercantile Italiana” . Il Gip Forleo riferisce poi di aver acquisito il procedimento archiviato dalla Procura di Lodi su esposto presentato da Giovanni Cerea, dove Fiorani negava ('falsamente” - aggiunge il Gip) che la Bpl fosse a conoscenza dlele modalità di impiego dei finanziamenti concessi a Beccaria.
Ma afar chiarezza sulla vicenda vi è l'interrogatorio di Donato Patrini, dirigente della Bpl Toscana e vicinissimo a Fiorani. “Il Patrini - prosegue il Gip Forleo - riferiva di aver appreso da Fiorani che la Bpl aveva rilevato in modo occulto un consistente pacchetto di azioni della Banca Popolare di Crema. Tali azioni erano state appostate su dossier accesi presso la Ubs e Sbs di Londra ed intestate a società ff-shore messe a disposizione dalla Summa, fiduciaria elvetica con sede in Lugano. Tali azioni, come gli aveva riferito il Fiorani, erano state pagate mediante dei finanziamenti concessi alle suddette banche, con l'intesa che sarebbero poi state riacquistate dalla stessa Bpl in sede di Opa attraverso clienti compiacenti. Aggiungeva il Patrini che il suo compito era stato quello di accompagnare i clienti indicatigli di volta in volta dal Fiorani, da Spinelli (commercialista, uno degli arrestati, vicinissimo a Fiorani stesso, ndr) e da Luigi Negri (dirigente della Bpl) presso gli uffici della Summa, e precisamente presso l'ing. Luca Simona oove i predetti (Galerati, Tollini, Franchini GF, Franchini M., Lanzani, Zamparini, Gallotta, Cappellini, Morosi, Mazzoni, Ricci, Massironi, Beccaria, Bears team, Adamas, Fidemit) avevano sottoscritto i documenti necessari per l'acquisto di tali azioni, e ciò con l'intervento di Gianfranco Boni (ex direttore finanziario della Lodi, ndr). Al riguardo il Patrini, il 3-11-2005, produceva copia della documentazione fattagli occultare dal Fiorani in una cassetta di sicurezza aperta presso la Pkb di Lugano, ricomprendete tra l'altro un manoscritto del Fiorani, relativo a bonifici bancari a suo tempo disposti per acquistare 290mila azioni della Banca Popolare di Crema, depositate presso la Pkb di Lugano su dossier intestati alla stessa Pkb nonché ad una serie di società offshore”.
Interessanti a questo riguardo le dichiarazioni dell'ingegner Simona, che afferma di aver sostituito Beccaria come prestanome della Lodi. Fiorani dichiarò a Simona che la scalata alla Banca Popolare di Crema era una operazione “sicura e garantita in quanto coperta e voluta dalla Banca d'Italia”.
“Essendo lo stesso Simona vicepresidente della Summa, raggiungeva con la Bpl un accordo nel senso che la prima avrbebe acquistato il 51% delle azioni della Banca Popolare di Crema per conto della stessa Bpl”. Simona racconta che già nel 1997 Fiorani si era già fatto versare su un conto svizzero una prima tangente da 1,5 miliardi di lire. Ma nelle disponibilità del Fiorani vi sarebbe un altro conto di 3,2 miliardi di dividendi della Crema, accantonati all’estero. Insomma già nel 1997 la Bpl aveva la maggioranza delle azioni della Popolare Crema, attraverso soggetti fiduciari, tre anni prima dell’Opa ufficiale.
Come nella Traviata: orsù brindiamo, leviamo i lieti calici, la sede è de "La Provincia"

Il giorno dopo si esprimono i soliti noti e non vale la pena di riferirne e, toh, si fa sentire il comitato di redazione de "La Provincia" sempre così silenzioso, che non ha detto una parola per i tagli a collaboratori e fotografi e che non ha certo impedito l'uscita del giornale "La provincia" durante i recenti scioperi, meritandosi questa reprimenda di un noto polemista come Sabelli Fioretti: "Fermo restando il diritto di chiunque di lavorare anche nei giorni di sciopero ( e dio sa quanto poco mi piace lo sciopero dei giornalisti), resta anche il diritto di tutti di chiedersi perché alcuni giornali escano nei giorni di sciopero e perché i giornalisti siano complici dei loro editori nel boicottare le lotte sindacali che sono anche le loro. Fermo restando che uscire nei giorni di sciopero è sicuramente un'operazione sciacallesca perché permette di ottenere performances eccezionali approfittando delle edicole vuote, resta la voglia di capire. Dunque i motivi per cui alcuni giornali escono sono due o tre. Il primo è che gli editori forzano la mano, complici i direttori, che ricordatevi, non sono più giornalisti di fatto quando assumono la direzione dei giornali ma diventano dei manager. Ai giornalisti non resta che lasciarsi andare alla loro codardia, che a volte è comprensibile ma sempre codardia è. Secondo motivo: le cooperative. Che senso ha per giornalisti che editano un giornale scioperare visto che sciopererebbero contro se stessi? La solidarietà verso i colleghi che non si trovano nelle stesse condizioni? Evidentemente non basta. Ma dovrebbe bastare. Terzo motivo: non si è d'accordo con le motivazioni magari politiche dello sciopero. Tutti i giornalisti quando poi arrivano gli aumenti di stipendi ottenuti con le lotte dei loro colleghi, vi rinunciano?"

Ebbene, il silenzioso comitato di redazione stavolta che c'è da lisciare l'editore diventa coraggioso e scrive:


Il Comitato di redazione del quotidiano La Provincia, a nome della redazione, esprime grande soddisfazione per l'operazione che ha portato la Libera Associazione Agricoltori con il suo presidente Mario Maestroni e la nostra società editoriale all'acquisizione della sede storica della Banca Popolare di via Cesare Battisti. I giornalisti guardano con entusiasmo al futuro trasferimento della sede del quotidiano nel Palazzo Ferrari Schizzi.
Lo spostamento della redazione, degli uffici amministrativi, delle competenze grafiche e della PubliA in via Cesare Battisti rappresenta una svolta importante per il gruppo ma in particolare per il giornale. Ed è questo quello che a noi sta più a cuore. La Provincia avrà una sede di indubbio prestigio, un «biglietto da visita" importante agli occhi della città ma anche per chi entrerà al giornale e soprattutto per chi vi lavora ogni giorno.
Il trasferimento della sede del giornale nel Palazzo Ferrari - Schizzi è anche la conferma che la proprietà continua a valorizzare il quotidiano come prodotto trainante di tutto il gruppo editoriale".

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Sab, 24 dic 2005